venerdì 20 settembre 2013

Grappa o son desta?

Grappa Montanaro
C'è grappa e grappa. Ricordo che una ventina di anni fa mi ritrovai a passare una vacanza a Panarea con un gruppo di amici gay: io unica donna in mezzo a cinque maschiacci, si fa per dire. Due coppie ed un single: la prima era composta da un attempato avvocato, in odore di malavita, ed il suo compagno, un "buticcaro" antesignano dello shatush da uomo. La seconda da un industriale di Vicenza, già vicino ai 60 anni, capelli nerrrrriiii, col ganzo, una specie di marchetta diciannovenne che passava il tempo in barca a depilarsi il petto con le pinzette per le sopracciglia. Il quinto? Un nobiluomo torinese decisamente conosciuto. Bene, l'industriale vicentino arrivò a Panarea, la perla delle Eolie, con tre bottiglie di grappa Da Ponte, naturalmente da uve prosecco: dopo tre giorni le bottiglie erano evaporate, per cui si passò ad altro. Fu la prima volta per me, piemontese a tutto tondo e decisamente tonda nelle forme, in cui bevvi grappa veneta. E devo ammettere con grande piacere. Ma se dobbiamo parlare di grappa, evviva il campanilismo, dobbiamo parlare di Piemonte. In Piemonte solo roba buona: e zitti gli aristo-cirrotici sempre a umettarsi le labbra con le acqueviti di Sassicaia e Tignanello. La grappa è Montanaro: di barolo, punto. Quella della zia... Uno schianto: un colpo allo stomaco ma anche una carezza sulla guancia, come il bacio di un muratore siculo alle sette di mattina. 
Bocchino
Dove la trovate? Ma da Eataly, ovviamente. Altra grappa che "adovo" è la Bocchino. Non quella pubblicizzata anni fa dal Mike Bongiorno nazionale sulla cima del Cervino, bensì la Cantina Privata Bocchino: elegante, voluttuosa e ambrata. Come la mano di un alto prelato della Chiesa Anglicana che ti accarezza l'alluce. Ed infine la Sibona. Meno ricercata della Montanaro, più popolare della Privata Bocchino, la Sibona è la grappa democratica, buona per la casalinga di Voghera e l'avvocato di Casalvieri. A me piace molto quella da uve nebbiolo: tant'è sono di bocca sopraffina. Quindi miei cari amici, basta con i francesismi: fine pasto con grappa e cioccolato di Gobino. Si: proprio il cioccolato di Guido Gobino. Perché grappa e Gobino sono come due natiche nella stessa mutanda: di seta. Ed ora vi lascio perché Firenze mi attende. E buon venerdì dalla vostra Lady Helen!

giovedì 19 settembre 2013

Alba Caput Mundi, e la trifula sta arrivando

Ratti ovvero il tartufo bianco
Alba: ed è profumo di Nutella. O di Tic-Tac: dipende dalle lavorazioni della giornata. Eh si: perché Alba vuol dire Ferrero. Che qui è nata ed ha uno dei suoi stabilimenti più importanti. Ma non la sede sociale: che è in Lussemburgo... Ma Alba vuol dire molto altro. Ad esempio tartufo bianco: ne è la patria. Il 12 ottobre si aprirà la fiera del tartufo: ed allora il centro storico, bellissimo, si riempirà del suo irresistibile profumo. Celestiale, la trifula, costa quanto l'oro, o poco meno: dipende dalle annate. Pare che il 2013 sarà favorevole: per cui abbondanza e qualità, speriamo. Ad Alba ci sono tanti ristoranti e bettoline dove gustarlo: dal tristellato Piazza Duomo, di proprietà della famiglia Ceretto, quella dei vini e dei prodotti alimentari Relanghe, dove officia il sublime Crippa alla Trattoria La Libera, famosa per il suo vitello tonnato. Per me il tartufo è forse meglio acquistarlo, magari da Ratti, un negozietto in via Maestra preso d'assalto dai buongustai di mezzo mondo, e gustarlo a casa propria. 
Arrotino Reiso
Vi serve un grattatartufi? Lo trovate da Reiso, l'arrotino a pochi passi di distanza. Avete capito bene: arrotino! E coltelleria, coltelli di ogni genere per qualsiasi uso. Dopo aver comprato la trifula a questo punto è il caso di farsi un regalo prezioso, al pari: sempre in via Maestra c'è la boutique RM Gioielli, dove troverete solo il meglio. Ma Alba vuol dire Langhe e vino: anzi, vini. Sono tanti, rossi e bianchi: ma quattro i fondamentali, ovvero nebbiolo, dolcetto, barbera e arneis. Nebbiolo vuol dire Barolo e Barbaresco. Tra i produttori ne segnalerei due, anche se vedo qualcuno storcere il naso: Montezemolo per il primo e Gresy per il secondo. Certo, i bravi produttori sono tanti tanti ma io amo i due Alberto, Gresy e Montezemolo. Andando sull'arneis il migliore è quello di Giacosa ma bisogna tenere in considerazione anche quello prodotto da Edoardo Miroglio. Edoardo, con la consorte Ivana, tiene pure vigna a Cannubi, che per il barolo vuol dire il Paradiso!
La Contea a Neive
Mi chiedete di Gaia: è il maestro. Sopravvalutato? Forse. A volte gli allievi sono meglio. In Langa non bisogna dimenticare di fare una visita a Neive e a La Morra. Neive vuol dire La Contea: uno storico ristorante con alloggio da quarant'anni in mano al Commendator Antonio Verro, per tutti Tonino. Ottima cucina, vini di livello ed accoglienza educata e sorridente. A La Morra, dopo essere passati a fare una visitina ad Alberto Montezemolo, con assaggio ed acquisto dei suoi vini, fermatevi a gustare i piatti del Bovio: eccellenti. Il periodo migliore per il tour? Da oggi fino ai primi di dicembre la Langa è fantastica. I colori sono quelli raccontati come in un dipinto da Beppe Fenoglio. Per cui non resta che alzare l'iPhone e prenotare. E tanti saluti dalla vostra Lady Helen, inviata speciale nel vecchio Piemonte!

mercoledì 18 settembre 2013

Mance al ristorante

Londra

Qualche sera fa pranzavo in uno dei miei ristoranti preferiti a Londra, nel quartiere di Chelsea, e mi sono visto arrivare un conto un po' diverso. Diciamolo: non ho grande abitudine ad esaminare i conti, in questo ristorante, perché sono sempre scrupolosi e difficilmente ci scappa un qualcosa in più... Prendo il conto, lo leggo: e mi accorgo che manca il "service charge". Qualcuno tra voi potrebbe chiedermi: e che roba è? Bene. Nel Regno Unito, di solito, viene applicata direttamente sul conto finale una percentuale, in genere il 12,5%, per il servizio. Attenzione: nel menù del ristorante questa voce è sempre riportata, come discrezionale... Per cui una volta che arriva il fogliettino finale il cliente si ritrova quella cifra "discrezionale" regolarmente aggiunta al totale. Uno, volendo, potrebbe farla togliere: ma non succede mai. Il cliente paga e se ne va. Quella sera il "service charge" non c'era: insomma, non dovevo soggiacere all'iniquo balzello. Curioso come una bertuccia affamata di notizie chiedo al proprietario lumi: e lui, trullo trullo, mi risponde che ha avuto dei problemi con i Custom and Revenue di Sua Graziosissima Maestà, ovvero l'equivalente della italica agenzia delle entrate. 
Firenze
Per farla breve, in UK si può applicare il balzello ma solo se va a finire nelle tasche dei dipendenti: mentre "l'amico" ristoratore preferiva farlo finire nelle proprie... A questo punto voi che avreste fatto? Molto probabilmente quello che ho fatto io: ho lasciato comunque una mancia pari al solito balzello. Torno due sere dopo ed una delle cameriere, che puntualmente mi accudisce, mi fa una rivelazione: "sa, è inutile che lasci mance, tanto il proprietario se le intasca". Sono rimasto basito. Ed ho deciso che in codesto ristorante un ci metterò più piede!
La questione dei "tips" è molto discussa, in effetti. Negli USA sono praticamente obbligatori: i camerieri non hanno grandi stipendi e la mancia permette loro di arrotondare. Nel Regno Unito sono addirittura incorporati al conto. In Italia se non si lascia mancia la volta successiva magari si avrà un sorriso in meno. E voi come vi comportate? Buon pasto!

martedì 17 settembre 2013

Costa Concordia: paghiamo noi, non le compagnie di assicurazione

La Costa Concordia

Diciamolo: il naufragio della Costa Concordia è stato un disastro. Ma qui non vogliamo parlare delle 32 vittime, dei due dispersi, dell'Isola del Giglio, del Mar Tirreno e del turismo: ne hanno parlato a lungo e bene tutti gli altri commentatori. Qui vogliamo parlare di quanto è costato raddrizzare la nave e quanto costerà portarla via e smantellarla. Pare che soltanto il raddrizzamento, terminato con successo questa notte grazie all'intervento del sudafricano Nick Sloane, richiederà 600 milioni di euro!!! Soltanto il raddrizzamento. Intanto occorrerà decidere dove trasportare il relitto per lo smantellamento: Piombino? Forse. Ma servirà un centinaio di milioni di euro per attrezzare il porto per accogliere i lavori necessari ad ospitare la Costa Concordia. 
Nick Sloane

In Sicilia? Può essere: sarebbero già attrezzati. Insomma, il naufragio costerà tra smantellamento del relitto, indennizzo alle vittime e varie ed eventuali qualcosa come un miliardo e 500 milioni di euro, e al momento, al computo finale, mancano ancora i danni ambientali, anche se tutti, il Presidente della Toscana per primo, si affrettano a dire che non ce ne sono stati e non ce ne saranno... Questa cifra pazzesca verrà sborsata dal "consorzio" di compagnie che a suo tempo ha assicurato Costa Crociere. Così raccontano i telegiornali. Ma sapete quale è la vera realtà? Che quel miliardo e 500 milioni di euro li sborseremo tutti noi. 
I Lloyd's di Londra

Tutti noi che paghiamo un premio per una qualsiasi copertura assicurativa, dall'auto alla polizza sanitaria. Perché voi credete che le compagnie sono disposte a farsi carico del buco? No miei cari: le assicurazioni sono aziende come le altre. Che fanno utili. Socializzando le perdite. Anzi: quei soldi tutti noi abbiamo già iniziato a tirarli fuori dal nostro portafogli. Alla faccia di Schettino. Ed alla faccia di tutti i personaggi, pubblici e privati, che in questi giorni hanno affollato i telegiornali e le trasmissioni di informazione: che hanno continuato a raccontare "pagheranno le compagnie di assicurazione"... Sapevatelo!

lunedì 16 settembre 2013

Bolgheri, sono arrivato alla vendemmia chic

Sassicaia, il simbolo di Bolgheri

Metà settembre. Salire con la dueposti, scoperta, dal mare a Bolgheri, percorrendo il viale dei cipressi, dà un'emozione unica: soprattutto sapendo che mi aspetta un piatto di pappardelle al cinghiale ad un tavolo della Magona, la trattoria chic del villaggio.
Ebbene si: mi tocca. Vendemmia, e vendemmia sarà. Io nei filari di Merlot di Massetto a staccare i preziosi grappoli? Ma per cortesia... Giammai. La vendemmia è molto chic: se la fanno gli altri. Insomma la questione è codesta: o andavo in Piemonte. O venivo a Bolgheri: perché la vendemmia va vista. Ogni anno. Per cui mi son detto: Bolgheri sia! Chiamo Federico Zileri, il castellano, e gli annuncio il mio arrivo. Ed eccomi con la dueposti che arranca dopo l'ingresso di San Guido. Ancora due chilometri e, lasciata la valigia al castello, mi concederò le pappardelle più buone al mondo!

Ed eccomi a Bolgheri. Bella è bella: ma di villaggi così belli in Toscana ce ne sono diversi. Il suo vantaggio? Le proprietà indivise: nel senso che non sono finite in mille rivoli. I signori del luogo erano, e continuano ad esserli, i della Gherardesca: si, quelli di Costantino. Ma soprattutto di Sibilla, di Gaddo e di Manfredi, quello che stava da Sotheby's. 
Federico Zileri dal Verme

Matrimoni vari, le terre un po' le perdono, andando agli Incisa o agli Antinori, che comunque conservano. Il Castello va agli Zileri dal Verme per via di mamma Franca Spalletti, buonanima. Insomma rimane tutto in famiglia, niente è venduto a foresti e tutto è in ottimo stato: sembra d'essere a St. Paul. Ma il ''plus'' di Bolgheri è il vino: o meglio, l'uva. Direte: siamo in Toscana, patria del Sangiovese. E invece no: saremmo in Toscana ma, in effetti, dal punto di vista del l'uva, siamo in Francia, a Bordeaux. Perché qui il vino viene fatto con uve francesi e alla francese: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Merlot per l'appunto. Eh si: un piemontese, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta qui impiantò delle barbatelle di Cabernet portandole da Chateâu Lafite, famiglia Rothschild; insomma, quando la classe non è acqua...
Il castello di Bolgheri
E fu così che nel 1968 venne commercializzata dall'Incisa la prima bottiglia di Sassicaia: il vino che ha cambiato per sempre Bolgheri facendola entrare nell'empireo del vino mondiale. Da allora tutti qua: sia la nobiltà locale che ha sempre prodotto vino in Toscana, da Antinori a Frescobaldi, i primi a Guado al Tasso i secondi ad Ornellaia. Ma anche gli "stranieri", come Marilisa Allegrini, la regina dell'Amarone della Valpolicella, che qualche anno fa si è comprata Poggio al Tesoro. In poco più di quarant'anni questo pezzo di Toscana è diventato il paradiso del vinattiere. E nonostante la crisi, ma quale crisi verrebbe a dire da queste parti, il vino locale, il Bolgheri Superiore doc, è diventato il biglietto da visita dell'enologia italiana. Intanto io termino il mio piatto di pappardelle deglutendo l'ultimo bicchiere di Piastraia 2007, Michele Satta: perché tra cotanta nobiltà un po' di sangue popolano non guasta! Prosit.

domenica 15 settembre 2013

Una bella trattoria nel centro di Genova: ''da Franca''

da Franca

Genova è la città in Italia con il centro storico più grande e trasandato? Può essere: ma a me piace. Piace questa idea di vecchio autentico, trascurato ma anche compassato: come una vecchia signora rugosa con il rossetto sbavato e la ricrescita dopo una tintura. Un po' marchesa, un po' puttana.
In un vicolo a cinque minuti da piazza Caricamento trovo un'insegna al neon di un colore rosa tendente al rosso: "da Franca". Due piccolo tavoli fuori, su Vico della Lepre, con la voce di Fabrizio de Andrè di sottofondo, una trentina di coperti dentro, in una sala che rende l'idea della vecchia trattoria di inizio '900. Ci sono poco più di 10 clienti seduti, comprese tre belle ragazze che parlano tra loro, sottovoce, in tedesco. Chiedo un tavolo alla signorinella che sta al bancone e che intuisco essere la proprietaria. 
La lista del giorno
Mi siedo e guardo le due lavagne una col menù del giorno ed una coi vini della settimana, una decina tra bianchi e rossi tutti proposti a 15 euro a bottiglia ed a 4 euro a bicchiere, oltre ad un Gavi scaraffato a 6 euro il mezzo litro! Opto per la caraffa: assaggio e non me ne pento, anzi. L'acqua è quella di Lurisia, Bolle e Stille, credo la migliore acqua italiana, che sgorga a pochi chilometri da Mondovì, Piemonte. Scelgo dalla lista essenziale, nove piatti in tutto, un bagnun di acciughe e un filetto di maiale lardellato mentre assaggio la focaccia ed il pane, chiaramente fatti in casa e veramente molto buoni. Il bagnun è una tipica zuppa di pomodoro e acciughe del Levante ligure, un piatto semplice ma se fatto bene molto gustoso: e qui è fatto alla perfezione. Finisco il mio Gavi divorando l'intingolo di pomodoro. Chiedo un po' di vino rosso per il mio secondo piatto: Samanta, la proprietaria, arriva con un bicchiere di Refosco dal Peduncolo Rosso, prodotto da Rocca Bernarda ovvero l'azienda vinicola del Sovrano Militare Ordine di Malta, ottimo. 
La sala
Il maiale viene servito da Luca, ovvero il cuoco e marito di Samanta. È veramente un filetto mignon, di qualità eccelsa, cucinato in modo straordinario e servito su delle patate saltate che si sciolgono in bocca. Il mio pasto serale si conclude qui, evitando la tentazione di un pudding e sorseggiando un secondo bicchiere di Refosco. Conto di 34 euro per due piatti eccellenti, una caraffa di Gavi e due bicchieri di vino importante. Avere scoperto "da Franca" mi da grande soddisfazione: perché scoprire due trentenni che in questa Italia pasticciona e in bancarotta hanno voglia di lavorare bene e col sorriso sulle labbra è tanta roba!

Trattoria da Franca
Vico della Lepre 4
16123 Genova
Tel: 0102474473
chiuso domenica e lunedì

sabato 14 settembre 2013

Vado a vivere ad Amsterdam per 8 mesi!!!

Campagna UK per la prevenzione del tumore al seno

"Vado a vivere in Germania per 20 mesi", "vado a vivere ad Amsterdam per 14 mesi", "vado a ...": è questo il nuovo tormentone della rete che sta spopolando tra le donne del mondo di Facebook, e tutti i maschietti si chiedono "cosa significa?".

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e per sollecitare un dialogo sull'argomento e, per l’approccio alla malattia, può essere utile anche un social network. Se sulla vostra bacheca compare la scritta di un’amica che vi spiega che andrà in Messico per 11 mesi o in Francia per 20 ebbene, sappiate che si tratta del nuovo giochino.
Simili ce ne erano stati anche l'anno scorso con “38,5 cm e 6 minuti” oppure “36 cm e 30 secondi”, e, ovviamente, non riguardava nulla di scandaloso, semplicemente era il numero delle scarpe ed i minuti impiegati la mattina per pettinarsi. E gli anni prima ancora c’era un particolare “mi piace farlo” e riguardava il luogo dove mettere la borsetta e poi il colore del reggiseno. Di certo il post da inserire quest’anno è poco intrigante rispetto al passato, ma parla di viaggi e di futuro ed assume quindi una connotazione speciale.
I cibi da prediligere
Con il Paese è indicato il mese di nascita e la durata del viaggio indica i giorni secondo una specifica suddivisione: Gennaio – Messico; Febbraio – Londra; Marzo – Miami; Aprile – Repubblica Dominicana; Maggio – Francia; Giugno – San Pietroburgo; Luglio – Austria; Agosto – Germania; Settembre – New York; Ottobre – Amsterdam; Novembre – Las Vegas; Dicembre – Rio de Janeiro. E sta per “amiche, ricordatevi che la diagnosi precoce del tumore al seno è il primo passo verso la guarigione, prendetevi cura di voi”.
Il giochino di Facebook è solo un modo in più per tenere alta l’attenzione su queste tematiche. Per cui ben venga. Intanto io vado in Messico per 8 mesi: ciao ciao!!!



(Questo articolo ci è stato inviato da M.D. ieri all'indirizzo info@morningcoat.org: perché non ci mandi qualcosa anche tu?)

venerdì 13 settembre 2013

A proposito di Morning Coat

I am a Morning Coat supporter!

Diciamolo: è venuto il momento di svelare qualcosa di più su di noi, su Morning Coat.
Siamo un gruppo di giornalisti, scrittori, commentatori, collezionisti, pasticceri e signore nullafacenti... Ci guardiamo attorno: tra un whist ed un torneo di polo. E allora buttiamo giù un pezzo: per fare contento chi ci legge.
Vi piace come definizione? E diciamolo (bis!) che non si allontana troppo dalla verità: la definizione...
Poi si può ragionare sul perché l'abbiamo fatto. Abbiamo fatto cosa? Chiederete... Lo abbiamo fatto perché ci piace, ci diverte, ci fa sorridere: e non è poco. 
Me too!!!
Abbiamo visto che non sorridiamo soltanto noi, che il blog lo scriviamo: ma anche voi che in tanti ci leggete e che in tanti ci commentate. Non tanti: tantissimi. E allora viene voglia di chiedervi un contributo diverso: non solo di leggerci ma anche di scriverci. Non mi sono spiegato: di scrivere articoli! Perché no? L'importante è il tono: che sia leggero! A noi piace così. Della gente troppo seria non sappiamo che farcene...
Ci possiamo contare? Allora vi aspettiamo! Questo è l'indirizzo: info@morningcoat.org e presto passeremo da questa piattaforma ad un'altra. Intanto segnatevi le coordinate: www.morningcoat.org
E arrivederci Roma...

giovedì 12 settembre 2013

Londra: o bella

The Prisoner

Svegliarmi con una pioggerella leggera che picchia sul lucernario. Scendere in cucina, accendere la luce e preparare il bollitore per il tea della mattina: Prince of Wales, bello scuro. Limone? Mai... Un goccio di latte può bastare. Imburrare una fetta di pane e spalmare della marmellata di arance amare. È iniziata un'altra giornata londinese, tremendamente o deliziosamente londinese. Ci siamo: doccia, un filo di trucco, la paperina di Ferragamo. E via da Chelsea verso la City: in ufficio. Mi occupo di real estate per un fondo speculativo. Bello, no? Io direi bellissimo. Un lavoro che mi piace e che faccio da un paio di anni. Una cartellina sulla scrivania: il titolo è Portmeirion. Molto probabilmente il nome non vi dirà nulla. A me qualcosa di più. Ricordo quando qualche anno fa ci andai, con una coppia di amici. Andrew, un avvocato abbastanza conosciuto a Londra, sui quarant'anni, leggermente brizzolato, grande appassionato di golf, ci aveva convinte a farci un salto per spendere lì il fine settimana. 
Portmeirion
Per me era qualcosa di vago, legato ad una serie televisiva che mi era capitato di vedere sulla BBC: The Prisoner. Il protagonista era interpretato da Patrick McGoohan, e nella finzione  scenica interpretava un ex agente dei servizi segreti britannici fatto prigioniero in uno strano villaggio della costa. Portmeirion, per l'appunto. Un luogo magico, Portmeirion, costruito a far data dal 1925 da un architetto visionario, Sir Clough Williams-Ellis, avendo come riferimento Portofino!
Ed ecco la cartellina: ed un lavoro da svolgere. Non devo acquistare il villaggio per il fondo per il quale lavoro. Ma la nostra compagnia è stata coinvolta dalla proprietà per un ulteriore sviluppo di questo villaggio sul mare, nel Galles, a poche ore di automobile da Londra. Ai due alberghi già esistenti ne vogliono aggiungere un altro: e vogliono aumentare il numero delle abitazioni. 
Guardia alla Torre di Londra
Un progetto che vale qualche decina di milioni di sterline: non uno scherzo. Ed io sono coinvolta. Una bella scommessa: perché mi hanno affidato la ricerca di partner.
Direi che una seconda tazza di tea scuro ci può stare. Prima di attaccarmi al telefono. E chiamare un numero di Genova. Perché la risposta alle mie domande sta proprio là.
Guardo fuori dalla finestra e vedo la pioggerella cadere sulla Torre di Londra. Per la barba di Belzebù: quanto mi piace questa città! Se solamente...