venerdì 20 settembre 2013

Grappa o son desta?

Grappa Montanaro
C'è grappa e grappa. Ricordo che una ventina di anni fa mi ritrovai a passare una vacanza a Panarea con un gruppo di amici gay: io unica donna in mezzo a cinque maschiacci, si fa per dire. Due coppie ed un single: la prima era composta da un attempato avvocato, in odore di malavita, ed il suo compagno, un "buticcaro" antesignano dello shatush da uomo. La seconda da un industriale di Vicenza, già vicino ai 60 anni, capelli nerrrrriiii, col ganzo, una specie di marchetta diciannovenne che passava il tempo in barca a depilarsi il petto con le pinzette per le sopracciglia. Il quinto? Un nobiluomo torinese decisamente conosciuto. Bene, l'industriale vicentino arrivò a Panarea, la perla delle Eolie, con tre bottiglie di grappa Da Ponte, naturalmente da uve prosecco: dopo tre giorni le bottiglie erano evaporate, per cui si passò ad altro. Fu la prima volta per me, piemontese a tutto tondo e decisamente tonda nelle forme, in cui bevvi grappa veneta. E devo ammettere con grande piacere. Ma se dobbiamo parlare di grappa, evviva il campanilismo, dobbiamo parlare di Piemonte. In Piemonte solo roba buona: e zitti gli aristo-cirrotici sempre a umettarsi le labbra con le acqueviti di Sassicaia e Tignanello. La grappa è Montanaro: di barolo, punto. Quella della zia... Uno schianto: un colpo allo stomaco ma anche una carezza sulla guancia, come il bacio di un muratore siculo alle sette di mattina. 
Bocchino
Dove la trovate? Ma da Eataly, ovviamente. Altra grappa che "adovo" è la Bocchino. Non quella pubblicizzata anni fa dal Mike Bongiorno nazionale sulla cima del Cervino, bensì la Cantina Privata Bocchino: elegante, voluttuosa e ambrata. Come la mano di un alto prelato della Chiesa Anglicana che ti accarezza l'alluce. Ed infine la Sibona. Meno ricercata della Montanaro, più popolare della Privata Bocchino, la Sibona è la grappa democratica, buona per la casalinga di Voghera e l'avvocato di Casalvieri. A me piace molto quella da uve nebbiolo: tant'è sono di bocca sopraffina. Quindi miei cari amici, basta con i francesismi: fine pasto con grappa e cioccolato di Gobino. Si: proprio il cioccolato di Guido Gobino. Perché grappa e Gobino sono come due natiche nella stessa mutanda: di seta. Ed ora vi lascio perché Firenze mi attende. E buon venerdì dalla vostra Lady Helen!

giovedì 19 settembre 2013

Alba Caput Mundi, e la trifula sta arrivando

Ratti ovvero il tartufo bianco
Alba: ed è profumo di Nutella. O di Tic-Tac: dipende dalle lavorazioni della giornata. Eh si: perché Alba vuol dire Ferrero. Che qui è nata ed ha uno dei suoi stabilimenti più importanti. Ma non la sede sociale: che è in Lussemburgo... Ma Alba vuol dire molto altro. Ad esempio tartufo bianco: ne è la patria. Il 12 ottobre si aprirà la fiera del tartufo: ed allora il centro storico, bellissimo, si riempirà del suo irresistibile profumo. Celestiale, la trifula, costa quanto l'oro, o poco meno: dipende dalle annate. Pare che il 2013 sarà favorevole: per cui abbondanza e qualità, speriamo. Ad Alba ci sono tanti ristoranti e bettoline dove gustarlo: dal tristellato Piazza Duomo, di proprietà della famiglia Ceretto, quella dei vini e dei prodotti alimentari Relanghe, dove officia il sublime Crippa alla Trattoria La Libera, famosa per il suo vitello tonnato. Per me il tartufo è forse meglio acquistarlo, magari da Ratti, un negozietto in via Maestra preso d'assalto dai buongustai di mezzo mondo, e gustarlo a casa propria. 
Arrotino Reiso
Vi serve un grattatartufi? Lo trovate da Reiso, l'arrotino a pochi passi di distanza. Avete capito bene: arrotino! E coltelleria, coltelli di ogni genere per qualsiasi uso. Dopo aver comprato la trifula a questo punto è il caso di farsi un regalo prezioso, al pari: sempre in via Maestra c'è la boutique RM Gioielli, dove troverete solo il meglio. Ma Alba vuol dire Langhe e vino: anzi, vini. Sono tanti, rossi e bianchi: ma quattro i fondamentali, ovvero nebbiolo, dolcetto, barbera e arneis. Nebbiolo vuol dire Barolo e Barbaresco. Tra i produttori ne segnalerei due, anche se vedo qualcuno storcere il naso: Montezemolo per il primo e Gresy per il secondo. Certo, i bravi produttori sono tanti tanti ma io amo i due Alberto, Gresy e Montezemolo. Andando sull'arneis il migliore è quello di Giacosa ma bisogna tenere in considerazione anche quello prodotto da Edoardo Miroglio. Edoardo, con la consorte Ivana, tiene pure vigna a Cannubi, che per il barolo vuol dire il Paradiso!
La Contea a Neive
Mi chiedete di Gaia: è il maestro. Sopravvalutato? Forse. A volte gli allievi sono meglio. In Langa non bisogna dimenticare di fare una visita a Neive e a La Morra. Neive vuol dire La Contea: uno storico ristorante con alloggio da quarant'anni in mano al Commendator Antonio Verro, per tutti Tonino. Ottima cucina, vini di livello ed accoglienza educata e sorridente. A La Morra, dopo essere passati a fare una visitina ad Alberto Montezemolo, con assaggio ed acquisto dei suoi vini, fermatevi a gustare i piatti del Bovio: eccellenti. Il periodo migliore per il tour? Da oggi fino ai primi di dicembre la Langa è fantastica. I colori sono quelli raccontati come in un dipinto da Beppe Fenoglio. Per cui non resta che alzare l'iPhone e prenotare. E tanti saluti dalla vostra Lady Helen, inviata speciale nel vecchio Piemonte!

mercoledì 18 settembre 2013

Mance al ristorante

Londra

Qualche sera fa pranzavo in uno dei miei ristoranti preferiti a Londra, nel quartiere di Chelsea, e mi sono visto arrivare un conto un po' diverso. Diciamolo: non ho grande abitudine ad esaminare i conti, in questo ristorante, perché sono sempre scrupolosi e difficilmente ci scappa un qualcosa in più... Prendo il conto, lo leggo: e mi accorgo che manca il "service charge". Qualcuno tra voi potrebbe chiedermi: e che roba è? Bene. Nel Regno Unito, di solito, viene applicata direttamente sul conto finale una percentuale, in genere il 12,5%, per il servizio. Attenzione: nel menù del ristorante questa voce è sempre riportata, come discrezionale... Per cui una volta che arriva il fogliettino finale il cliente si ritrova quella cifra "discrezionale" regolarmente aggiunta al totale. Uno, volendo, potrebbe farla togliere: ma non succede mai. Il cliente paga e se ne va. Quella sera il "service charge" non c'era: insomma, non dovevo soggiacere all'iniquo balzello. Curioso come una bertuccia affamata di notizie chiedo al proprietario lumi: e lui, trullo trullo, mi risponde che ha avuto dei problemi con i Custom and Revenue di Sua Graziosissima Maestà, ovvero l'equivalente della italica agenzia delle entrate. 
Firenze
Per farla breve, in UK si può applicare il balzello ma solo se va a finire nelle tasche dei dipendenti: mentre "l'amico" ristoratore preferiva farlo finire nelle proprie... A questo punto voi che avreste fatto? Molto probabilmente quello che ho fatto io: ho lasciato comunque una mancia pari al solito balzello. Torno due sere dopo ed una delle cameriere, che puntualmente mi accudisce, mi fa una rivelazione: "sa, è inutile che lasci mance, tanto il proprietario se le intasca". Sono rimasto basito. Ed ho deciso che in codesto ristorante un ci metterò più piede!
La questione dei "tips" è molto discussa, in effetti. Negli USA sono praticamente obbligatori: i camerieri non hanno grandi stipendi e la mancia permette loro di arrotondare. Nel Regno Unito sono addirittura incorporati al conto. In Italia se non si lascia mancia la volta successiva magari si avrà un sorriso in meno. E voi come vi comportate? Buon pasto!

martedì 17 settembre 2013

Costa Concordia: paghiamo noi, non le compagnie di assicurazione

La Costa Concordia

Diciamolo: il naufragio della Costa Concordia è stato un disastro. Ma qui non vogliamo parlare delle 32 vittime, dei due dispersi, dell'Isola del Giglio, del Mar Tirreno e del turismo: ne hanno parlato a lungo e bene tutti gli altri commentatori. Qui vogliamo parlare di quanto è costato raddrizzare la nave e quanto costerà portarla via e smantellarla. Pare che soltanto il raddrizzamento, terminato con successo questa notte grazie all'intervento del sudafricano Nick Sloane, richiederà 600 milioni di euro!!! Soltanto il raddrizzamento. Intanto occorrerà decidere dove trasportare il relitto per lo smantellamento: Piombino? Forse. Ma servirà un centinaio di milioni di euro per attrezzare il porto per accogliere i lavori necessari ad ospitare la Costa Concordia. 
Nick Sloane

In Sicilia? Può essere: sarebbero già attrezzati. Insomma, il naufragio costerà tra smantellamento del relitto, indennizzo alle vittime e varie ed eventuali qualcosa come un miliardo e 500 milioni di euro, e al momento, al computo finale, mancano ancora i danni ambientali, anche se tutti, il Presidente della Toscana per primo, si affrettano a dire che non ce ne sono stati e non ce ne saranno... Questa cifra pazzesca verrà sborsata dal "consorzio" di compagnie che a suo tempo ha assicurato Costa Crociere. Così raccontano i telegiornali. Ma sapete quale è la vera realtà? Che quel miliardo e 500 milioni di euro li sborseremo tutti noi. 
I Lloyd's di Londra

Tutti noi che paghiamo un premio per una qualsiasi copertura assicurativa, dall'auto alla polizza sanitaria. Perché voi credete che le compagnie sono disposte a farsi carico del buco? No miei cari: le assicurazioni sono aziende come le altre. Che fanno utili. Socializzando le perdite. Anzi: quei soldi tutti noi abbiamo già iniziato a tirarli fuori dal nostro portafogli. Alla faccia di Schettino. Ed alla faccia di tutti i personaggi, pubblici e privati, che in questi giorni hanno affollato i telegiornali e le trasmissioni di informazione: che hanno continuato a raccontare "pagheranno le compagnie di assicurazione"... Sapevatelo!

lunedì 16 settembre 2013

Bolgheri, sono arrivato alla vendemmia chic

Sassicaia, il simbolo di Bolgheri

Metà settembre. Salire con la dueposti, scoperta, dal mare a Bolgheri, percorrendo il viale dei cipressi, dà un'emozione unica: soprattutto sapendo che mi aspetta un piatto di pappardelle al cinghiale ad un tavolo della Magona, la trattoria chic del villaggio.
Ebbene si: mi tocca. Vendemmia, e vendemmia sarà. Io nei filari di Merlot di Massetto a staccare i preziosi grappoli? Ma per cortesia... Giammai. La vendemmia è molto chic: se la fanno gli altri. Insomma la questione è codesta: o andavo in Piemonte. O venivo a Bolgheri: perché la vendemmia va vista. Ogni anno. Per cui mi son detto: Bolgheri sia! Chiamo Federico Zileri, il castellano, e gli annuncio il mio arrivo. Ed eccomi con la dueposti che arranca dopo l'ingresso di San Guido. Ancora due chilometri e, lasciata la valigia al castello, mi concederò le pappardelle più buone al mondo!

Ed eccomi a Bolgheri. Bella è bella: ma di villaggi così belli in Toscana ce ne sono diversi. Il suo vantaggio? Le proprietà indivise: nel senso che non sono finite in mille rivoli. I signori del luogo erano, e continuano ad esserli, i della Gherardesca: si, quelli di Costantino. Ma soprattutto di Sibilla, di Gaddo e di Manfredi, quello che stava da Sotheby's. 
Federico Zileri dal Verme

Matrimoni vari, le terre un po' le perdono, andando agli Incisa o agli Antinori, che comunque conservano. Il Castello va agli Zileri dal Verme per via di mamma Franca Spalletti, buonanima. Insomma rimane tutto in famiglia, niente è venduto a foresti e tutto è in ottimo stato: sembra d'essere a St. Paul. Ma il ''plus'' di Bolgheri è il vino: o meglio, l'uva. Direte: siamo in Toscana, patria del Sangiovese. E invece no: saremmo in Toscana ma, in effetti, dal punto di vista del l'uva, siamo in Francia, a Bordeaux. Perché qui il vino viene fatto con uve francesi e alla francese: Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot e Merlot per l'appunto. Eh si: un piemontese, il Marchese Mario Incisa della Rocchetta qui impiantò delle barbatelle di Cabernet portandole da Chateâu Lafite, famiglia Rothschild; insomma, quando la classe non è acqua...
Il castello di Bolgheri
E fu così che nel 1968 venne commercializzata dall'Incisa la prima bottiglia di Sassicaia: il vino che ha cambiato per sempre Bolgheri facendola entrare nell'empireo del vino mondiale. Da allora tutti qua: sia la nobiltà locale che ha sempre prodotto vino in Toscana, da Antinori a Frescobaldi, i primi a Guado al Tasso i secondi ad Ornellaia. Ma anche gli "stranieri", come Marilisa Allegrini, la regina dell'Amarone della Valpolicella, che qualche anno fa si è comprata Poggio al Tesoro. In poco più di quarant'anni questo pezzo di Toscana è diventato il paradiso del vinattiere. E nonostante la crisi, ma quale crisi verrebbe a dire da queste parti, il vino locale, il Bolgheri Superiore doc, è diventato il biglietto da visita dell'enologia italiana. Intanto io termino il mio piatto di pappardelle deglutendo l'ultimo bicchiere di Piastraia 2007, Michele Satta: perché tra cotanta nobiltà un po' di sangue popolano non guasta! Prosit.

domenica 15 settembre 2013

Una bella trattoria nel centro di Genova: ''da Franca''

da Franca

Genova è la città in Italia con il centro storico più grande e trasandato? Può essere: ma a me piace. Piace questa idea di vecchio autentico, trascurato ma anche compassato: come una vecchia signora rugosa con il rossetto sbavato e la ricrescita dopo una tintura. Un po' marchesa, un po' puttana.
In un vicolo a cinque minuti da piazza Caricamento trovo un'insegna al neon di un colore rosa tendente al rosso: "da Franca". Due piccolo tavoli fuori, su Vico della Lepre, con la voce di Fabrizio de Andrè di sottofondo, una trentina di coperti dentro, in una sala che rende l'idea della vecchia trattoria di inizio '900. Ci sono poco più di 10 clienti seduti, comprese tre belle ragazze che parlano tra loro, sottovoce, in tedesco. Chiedo un tavolo alla signorinella che sta al bancone e che intuisco essere la proprietaria. 
La lista del giorno
Mi siedo e guardo le due lavagne una col menù del giorno ed una coi vini della settimana, una decina tra bianchi e rossi tutti proposti a 15 euro a bottiglia ed a 4 euro a bicchiere, oltre ad un Gavi scaraffato a 6 euro il mezzo litro! Opto per la caraffa: assaggio e non me ne pento, anzi. L'acqua è quella di Lurisia, Bolle e Stille, credo la migliore acqua italiana, che sgorga a pochi chilometri da Mondovì, Piemonte. Scelgo dalla lista essenziale, nove piatti in tutto, un bagnun di acciughe e un filetto di maiale lardellato mentre assaggio la focaccia ed il pane, chiaramente fatti in casa e veramente molto buoni. Il bagnun è una tipica zuppa di pomodoro e acciughe del Levante ligure, un piatto semplice ma se fatto bene molto gustoso: e qui è fatto alla perfezione. Finisco il mio Gavi divorando l'intingolo di pomodoro. Chiedo un po' di vino rosso per il mio secondo piatto: Samanta, la proprietaria, arriva con un bicchiere di Refosco dal Peduncolo Rosso, prodotto da Rocca Bernarda ovvero l'azienda vinicola del Sovrano Militare Ordine di Malta, ottimo. 
La sala
Il maiale viene servito da Luca, ovvero il cuoco e marito di Samanta. È veramente un filetto mignon, di qualità eccelsa, cucinato in modo straordinario e servito su delle patate saltate che si sciolgono in bocca. Il mio pasto serale si conclude qui, evitando la tentazione di un pudding e sorseggiando un secondo bicchiere di Refosco. Conto di 34 euro per due piatti eccellenti, una caraffa di Gavi e due bicchieri di vino importante. Avere scoperto "da Franca" mi da grande soddisfazione: perché scoprire due trentenni che in questa Italia pasticciona e in bancarotta hanno voglia di lavorare bene e col sorriso sulle labbra è tanta roba!

Trattoria da Franca
Vico della Lepre 4
16123 Genova
Tel: 0102474473
chiuso domenica e lunedì

sabato 14 settembre 2013

Vado a vivere ad Amsterdam per 8 mesi!!!

Campagna UK per la prevenzione del tumore al seno

"Vado a vivere in Germania per 20 mesi", "vado a vivere ad Amsterdam per 14 mesi", "vado a ...": è questo il nuovo tormentone della rete che sta spopolando tra le donne del mondo di Facebook, e tutti i maschietti si chiedono "cosa significa?".

Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno e per sollecitare un dialogo sull'argomento e, per l’approccio alla malattia, può essere utile anche un social network. Se sulla vostra bacheca compare la scritta di un’amica che vi spiega che andrà in Messico per 11 mesi o in Francia per 20 ebbene, sappiate che si tratta del nuovo giochino.
Simili ce ne erano stati anche l'anno scorso con “38,5 cm e 6 minuti” oppure “36 cm e 30 secondi”, e, ovviamente, non riguardava nulla di scandaloso, semplicemente era il numero delle scarpe ed i minuti impiegati la mattina per pettinarsi. E gli anni prima ancora c’era un particolare “mi piace farlo” e riguardava il luogo dove mettere la borsetta e poi il colore del reggiseno. Di certo il post da inserire quest’anno è poco intrigante rispetto al passato, ma parla di viaggi e di futuro ed assume quindi una connotazione speciale.
I cibi da prediligere
Con il Paese è indicato il mese di nascita e la durata del viaggio indica i giorni secondo una specifica suddivisione: Gennaio – Messico; Febbraio – Londra; Marzo – Miami; Aprile – Repubblica Dominicana; Maggio – Francia; Giugno – San Pietroburgo; Luglio – Austria; Agosto – Germania; Settembre – New York; Ottobre – Amsterdam; Novembre – Las Vegas; Dicembre – Rio de Janeiro. E sta per “amiche, ricordatevi che la diagnosi precoce del tumore al seno è il primo passo verso la guarigione, prendetevi cura di voi”.
Il giochino di Facebook è solo un modo in più per tenere alta l’attenzione su queste tematiche. Per cui ben venga. Intanto io vado in Messico per 8 mesi: ciao ciao!!!



(Questo articolo ci è stato inviato da M.D. ieri all'indirizzo info@morningcoat.org: perché non ci mandi qualcosa anche tu?)

venerdì 13 settembre 2013

A proposito di Morning Coat

I am a Morning Coat supporter!

Diciamolo: è venuto il momento di svelare qualcosa di più su di noi, su Morning Coat.
Siamo un gruppo di giornalisti, scrittori, commentatori, collezionisti, pasticceri e signore nullafacenti... Ci guardiamo attorno: tra un whist ed un torneo di polo. E allora buttiamo giù un pezzo: per fare contento chi ci legge.
Vi piace come definizione? E diciamolo (bis!) che non si allontana troppo dalla verità: la definizione...
Poi si può ragionare sul perché l'abbiamo fatto. Abbiamo fatto cosa? Chiederete... Lo abbiamo fatto perché ci piace, ci diverte, ci fa sorridere: e non è poco. 
Me too!!!
Abbiamo visto che non sorridiamo soltanto noi, che il blog lo scriviamo: ma anche voi che in tanti ci leggete e che in tanti ci commentate. Non tanti: tantissimi. E allora viene voglia di chiedervi un contributo diverso: non solo di leggerci ma anche di scriverci. Non mi sono spiegato: di scrivere articoli! Perché no? L'importante è il tono: che sia leggero! A noi piace così. Della gente troppo seria non sappiamo che farcene...
Ci possiamo contare? Allora vi aspettiamo! Questo è l'indirizzo: info@morningcoat.org e presto passeremo da questa piattaforma ad un'altra. Intanto segnatevi le coordinate: www.morningcoat.org
E arrivederci Roma...

giovedì 12 settembre 2013

Londra: o bella

The Prisoner

Svegliarmi con una pioggerella leggera che picchia sul lucernario. Scendere in cucina, accendere la luce e preparare il bollitore per il tea della mattina: Prince of Wales, bello scuro. Limone? Mai... Un goccio di latte può bastare. Imburrare una fetta di pane e spalmare della marmellata di arance amare. È iniziata un'altra giornata londinese, tremendamente o deliziosamente londinese. Ci siamo: doccia, un filo di trucco, la paperina di Ferragamo. E via da Chelsea verso la City: in ufficio. Mi occupo di real estate per un fondo speculativo. Bello, no? Io direi bellissimo. Un lavoro che mi piace e che faccio da un paio di anni. Una cartellina sulla scrivania: il titolo è Portmeirion. Molto probabilmente il nome non vi dirà nulla. A me qualcosa di più. Ricordo quando qualche anno fa ci andai, con una coppia di amici. Andrew, un avvocato abbastanza conosciuto a Londra, sui quarant'anni, leggermente brizzolato, grande appassionato di golf, ci aveva convinte a farci un salto per spendere lì il fine settimana. 
Portmeirion
Per me era qualcosa di vago, legato ad una serie televisiva che mi era capitato di vedere sulla BBC: The Prisoner. Il protagonista era interpretato da Patrick McGoohan, e nella finzione  scenica interpretava un ex agente dei servizi segreti britannici fatto prigioniero in uno strano villaggio della costa. Portmeirion, per l'appunto. Un luogo magico, Portmeirion, costruito a far data dal 1925 da un architetto visionario, Sir Clough Williams-Ellis, avendo come riferimento Portofino!
Ed ecco la cartellina: ed un lavoro da svolgere. Non devo acquistare il villaggio per il fondo per il quale lavoro. Ma la nostra compagnia è stata coinvolta dalla proprietà per un ulteriore sviluppo di questo villaggio sul mare, nel Galles, a poche ore di automobile da Londra. Ai due alberghi già esistenti ne vogliono aggiungere un altro: e vogliono aumentare il numero delle abitazioni. 
Guardia alla Torre di Londra
Un progetto che vale qualche decina di milioni di sterline: non uno scherzo. Ed io sono coinvolta. Una bella scommessa: perché mi hanno affidato la ricerca di partner.
Direi che una seconda tazza di tea scuro ci può stare. Prima di attaccarmi al telefono. E chiamare un numero di Genova. Perché la risposta alle mie domande sta proprio là.
Guardo fuori dalla finestra e vedo la pioggerella cadere sulla Torre di Londra. Per la barba di Belzebù: quanto mi piace questa città! Se solamente...

mercoledì 11 settembre 2013

11 settembre

Si è abituati a scrivere di cose leggere, qui. Ma oggi non si poteva non ricordare quello che successe 11 anni fa. Io ero in montagna, in Svizzera, arrivato la mattina dalla Provenza. Era una giornata di sole nel Vallese, quelle giornate che ti riconciliano con te stesso.  Con l'amico Clemente eravamo alla buca 10 ed io stavo piazzando la pallina sul tee pronto ad usare il mio legno 3: ed in quel preciso momento arrivò un conoscente che urlando ci disse "è entrato un aereo nelle torri gemelle". Fu come ricevere uno schiaffo, secco, doloroso. Lasciammo la buca 10 e correndo facemmo ritorno alla club house, dove altri giocatori erano paralizzati davanti al televisore. Il resto è molto più confuso. Ricordo che quella sera continuammo a vedere i programmi televisivi da casa, senza mangiare nulla, bevendo acqua. Non ho un ricordo della notte. Ma ricordo che la mattina si fece ritorno a casa. Era iniziata la guerra: la guerra del terrorismo. Tutto non sarebbe più stato come prima. Oggi vogliamo ricordare quel giorno. Vogliamo ricordare le 3.000 vittime di quegli attentati, vogliamo ricordare gli oltre 340 vigili del fuoco morti per salvare gli occupanti delle torri. Vogliamo ricordare gli Stati Uniti d'America. E vogliamo chiedere al loro presidente di non bombardare la Siria.
Non ci sono altre parole.

martedì 10 settembre 2013

Party a Clarence House per festeggiare Duchy: invitano Carlo e Camilla

Il Principe Carlo

Domani 11 settembre alle 7 di sera Carlo del Galles e Camilla di Cornovaglia ospiteranno un bel po' di bella gente a Clarence House, la loro residenza ufficiale a Londra, in occasione del 21esimo compleanno di Duchy. 
Ora già vedo la faccia curiosa del lettore sdraiato in poltrona a St. Tropez: Duchy è il gatto di Camilla? E quella sempre più curiosa della lettrice coi bigodini dalla parrucchiera: Duchy è il figlio segreto dei due?? E quella tristissima quasi livida della madamassa che sta leggendo Il Giornale al bar Principe di Forte dei Marmi: un festa per Duchy e non mi hanno invitata??? Niente di tutto questo. Duchy è un biscotto... Eh si il Principe dei biscotti.

L'insegna dei biscotti Duchy
È prodotto utilizzando solo materie prime biologiche e preparato nelle Highlands scozzesi:
i profitti delle vendite vengono devoluti in opere di beneficenza e nella Prince of Wales Charitable Foundation, una fondazione che promuove lo sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente. Sono buoni, questo si, ed hanno vari gusti: al burro, con zenzero, arancia, lavanda, limone, cheddar ovvero dolce e salato. 

Kate col pancione
Quelli alla lavanda sono stati i preferiti da Kate, la Duchessa di Cambridge, durante l'attesa dell'erede: pare infatti che il gusto di lavanda fosse l'unico che le permettesse di scacciare la nausea. La Duchessa di Cambridge ne riceveva a pacchi ogni giorno: naturalmente era un gentile omaggio del suocero Carlo del Galles.
Duchy è prodotto da Waitrose, l'azienda leader nella grande distribuzione nel Regno Unito: alla fine del 2009 infatti il Principe Carlo si era stufato di confezionare personalmente i biscottini con le sue manine sante, sottraendo tutto quel tempo per dipingere gli acquerelli.
Invitati al ricevimento? Ovviamente 200 puerpere con nausea: sarà il momento adatto per pubblicizzare il Duchy alla lavanda...

lunedì 9 settembre 2013

Andrea di York dopo Balmoral segnalato a Bolgheri





Andrea di York
Qualche giorno fa Andrea Duca di York circolava pensieroso nei giardini del Palazzo di Buckingham  a Londra quando è stato bloccato da dei poliziotti che, non avendolo riconosciuto, lo hanno immobilizzato puntandogli un mitra addosso... Ora, d'accordo che il Duca e la Duchessa di York non godono di una reputazione eccellente, considerati i vari "smaneggi" ai quali ci hanno abituati, ma da lì ad essere scambiato per un pericoloso ladro o attentatore ce ne corre!
Il mascelloso fratello di Carlo del Galles si deve essere preso un super spavento, tant'è che è subito partito alla volta di Balmoral, nell'Aberdeenshire, Scozia, per lamentarsi con l'augusta madre del trattamento subito dalla polizia.

Fonti bene informate raccontano che una volta arrivato il Duca sia stato scambiato dalla sicurezza del Castello per un piazzista di pentole e che sia stato fatto accomodare nelle reali cucine. Andrew non si è scomposto: anzi. Abituato a fare il lobbista conto terzi ha approfittato dell'occasione per vendere 12 set completi di pentole al capo vivandiere di Sua Graziosissima Maestà! 

Poliziotti britannici
Naturalmente il fabbricante italiano di codesto pentolame, che fa Lambs di cognome, è rimasto talmente entusiasta della vendita da invitare il Duca ad un giro in torpedone delle colline toscane con tappa a Bolgheri per la vendemmia dai Frescobaldi alla tenuta dell'Ornellaia. Per cui se aveste piacere di salutare Andrew non vi resta che prendere la dueposti e raggiungere il paesino di Castagneto Carducci. Lo troverete al bar sotto il fico a bere un bicchiere di vermentino in attesa di Sarah. Ma anche no!

domenica 8 settembre 2013

Il cibo è ricordo


Esistono dei posti, in questo caso un ristorante o una trattoria, che ti entrano nel cuore: magari perché ci si andava da piccoli, con i propri genitori, durante il viaggio per raggiungere la casa di vacanze. Oppure, una volta cresciuti, perché li si frequentava con la fidanzatina, o il fidanzatino.

Io mi ricordo il Ristorante dell'hotel Serenella, a Santa Maria Maggiore, o a Malesco, che oggi ha cambiato nome o non esiste più. A Santa Maria Maggiore c'era la casa di vacanze del Collegio Rosmini di Stresa, dove io ero interno durante le scuole medie.
Santuario della Madonna del Sangue ri Re
E in quella casa vacanze della Val Vigezzo ci passavo due settimane a fare camminate: e a fare i compiti estivi. Al ristorante del Serenella ci andavo con i miei genitori e le mie sorelle la domenica del rientro: a colazione si andava lì. Ed ancora oggi ricordo il profumo di quella semplicissima pasta al pomodoro e basilico! Una pasta unica che non ho mai più ritrovato altrove. Un mito, forse. Un sogno: può essere. Ma qualche tempo fa a casa di babbo e mamma mi venne da chiedere "vi ricordate la pasta al pomodoro del Serenella?" ed il viso di mia madre s'illuminò! Anche lei, mi disse, ogni tanto pensava a quel sugo, semplice, profumato, denso. A quella pasta stupendamente al dente...

Pasta al pomodoro
E sempre a proposito di cibo un altro ricordo è quello del Girarrosto, un ristorante dalle parti di Induno Olona. Ci andavo spesso la domenica a pranzo, diretto a Lugano, per l'esattezza a Sorengo, dove avevo proseguito gli studi in un collegio laico. A scuola si andava dal lunedì al venerdì: fine settimana a casa, per cui si rientrava in Svizzera la domenica prima di mezzanotte. Spesso mio padre mi riaccompagnava la domenica pomeriggio, da Milano dove si abitava. E ci si fermava in questo ristorante verso le sette di sera, oramai già buio. Io non avevo l'abitudine di mangiare fuori con i miei: e ancora meno con mio padre. Era un momento di intimità molto particolare: l'unico momento in cui potevo chiacchierare con il mio papà. Ancora mi ricordo le luci soffuse e l'eleganza di un ristorante di paese. Il cibo era buono, soprattutto l'arrosto con le patate al forno, ben agliate. Per me era una vera festa: ed anche per il babbo. Mamma non amava, e continua a non amare, l'aglio. Sono passati trent'anni ma mi sembra di essere lì adesso: con la forchetta ad alzare quella mitica patata al forno.

sabato 7 settembre 2013

Ma che c'entra Antinori col razzista Bressan? Ah, il vino...




Fulvio Bressan
Siamo alla fine di agosto. Nella battaglia contro il ministro Cécile Kyenge entra anche il produttore di vini Fulvio Bressan, da Farra d'Isonzo. Il Bressan sulla sua pagina Facebook pubblica delle frasi estremamente razziste all'indirizzo della Kyenge, dove la definisce "sporca scimmia nera". Immediatamente si apre un caso tanto che Slow Wine, la guida vinicola di Slow Food, decide di non pubblicare le recensioni dei vini del poco urbano Bressan nell'edizione 2014. Il comunicato di Slow Wine è secco: "La guida ha sempre recensito con estremo favore i vini dell’azienda Bressan e il tipo di viticoltura che porta avanti. Ma Slow Wine è la guida dell’associazione che in questi anni ha sviluppato progetti internazionali come Terra Madre e Mille Orti in Africa. Fin da subito ha deciso di tenere in ampia considerazione anche il lato umano dei produttori. Le frasi apparse sul profilo Facebook di Bressan sono talmente gravi, offensive e assurde da non meritare pubblicità".

Stefano Bonilli
Il mondo del vino si divide in due: colpevolisti e innocentisti. Stefano Bonilli, fondatore di Gambero Rosso e decano dei giornalisti eno-gastronomici, si manifesta contrario all'esclusione dalla guida pur sostenendo che, per esprimere dissenso nei confronti del Bressan, basterebbe non acquistare più i suoi vini.
Il difensore strenuo del Bressan è invece Franco Ziliani, stimato giornalista e apprezzato critico di vini: il suo parteggiare per il vignaiolo friulano si manifesta in una serie di post su Twitter e in un pezzo sul suo blog pubblicato il 4 settembre dal titolo "Niente esclusione dalla guida, cari amici di Slow Wine, per Antinori?". Nell'articolo Ziliani, riallacciandosi al documentario "Mondovino" del 2004, sostiene che Slow Wine dovrebbero bandire anche i vini di Antinori perché nel filmato due delle tre figlie di Piero Antinori, Albiera ed Allegra, farebbero una sorta di apologia del fascismo!  

Il Marchese Piero Antinori

Ora conosco abbastanza bene sia Piero che Albiera ed Allegra Antinori; sicuramente non li si potrebbe definire dei rivoluzionari comunisti... Ma da qui a dare loro dei fascisti ce ne corre!
Mi spiace per Ziliani che apprezzo come critico: ma la difesa di un comportamento razzista di un piccolo e stimato, ma maleducato, vignaiolo non può passare attraverso un attacco sconsiderato nei confronti della famiglia che ha permesso al vino italiano di crescere e di avere la visibilità internazionale che oggi ha. E no caro Ziliani: così non va!

venerdì 6 settembre 2013

Nobiltà e presidenze: lo strano caso della signora Galateri di Genola e del Principe Castelbarco



Cesare Castelbarco
Stare a Londra in una mattinata di sole e leggere qualche giornale italiano sull'Ipad è consuetudine di molti, e mentre passo sul Secolo XIX, il quotidiano di Genova leggo che Cesare Castelbarco è stato nominato presidente del cda di Carige, la più importante banca ligure, e che Evelina Christillin ne farà parte.

Fantastico! Il Principe Don Cesare Castelbarco Albani Visconti Simonetta di Montignano nasce a Milano nel 1952 figlio di Don Carlo e di Laura Gropallo, di antica schiatta genovese. Il Castelbarco gira con una Fiat Punto blu, con autista e targa Corpo Consolare: è infatti Console Onorario del Gran Ducato del Lussemburgo. Produce riso nella storica azienda di famiglia, la Torlino Vinercati e a Genova è proprietario di Villa Lo Zerbino. In Carige arriva nel 2007 come consigliere d'amministrazione pare su indicazione di Sandro Biasotti, ex presidente della Regione Liguria, PDL. Tra l'altro, da buon genovese d'adozione, si occupa anche di shipping.

Evelina Christillin Galateri di Genola
Ora, indubbiamente il Castelbarco ha un curriculum di razza. Ma se non avesse avuto una pletora di cognomi e di titoli nobiliari, siamo sicuri che sarebbe arrivato alla presidenza? Ed a proposito di quote rosa... Nel cda di Carige è stata chiamata Evelina Christillin, la Signora degli Anelli, olimpici, avendo guidato i Giochi Invernali di Torino 2006. Bella donna, intelligente, cresciuta sulle ginocchia dell'Avvocato Agnelli, si è maritata col Nobiluomo Gabriele Maria Galateri di Genola dei Conti di  Suniglia, ex uomo Fiat per volontà di Cesare Romiti, poi braccio destro di Umberto Agnelli e dal 2011 presidente di Assicurazioni Generali.

Gabriele Galateri


Siamo sicuri che se la Christillin avesse fatto Pautasso di cognome ora sarebbe in partenza per Genova? Dubito. Intanto la Signora degli Anelli non è che abbia dato grande prova di intelligenza durante le recenti Olimpiadi: basta pensare alle infrastrutture ed in molti si ricorderanno ancora lo spreco di denaro per la costruzione della pista da bob a Sansicario... Ed altro ancora. Eh si: la nobiltà ha ancora il suo fascino, nel Belpaese. Qui a Londra? Insomma...

7 settembre giornata di digiuno per il popolo Siriano

Domani Sua Santità Papa Francesco ha indetto una giornata di digiuno, e di preghiera, per riflettere sullo stato del popolo Siriano. Noi di Morning Coat ci saremo. Spero anche voi tutti.

giovedì 5 settembre 2013

Venerdì sta arrivando!

Carissimi amici, siete pronti al pezzo di domani? Puntuale alle 11.00 ora di Roma su Morning Coat ci sarà una chicca. Preparativi. Good night ladies and gentlemen!!!

Capo Nord: a due passi da Portofino

Capo Nord, Santa Margherita Ligure 


Una palafitta. Ecco cos'è Capo Nord. Ma è quella palafitta dove ognuno di noi vorrebbe starci per una nuotata, un bicchiere di pigato o una frittura di paranza. Perché Capo Nord è "la" palafitta.
Arrivando da Santa Margherita Ligure, poco dopo il Covo di Nord Est e proprio ai piedi del Monastero della Cervara lo si trova sulla sinistra: dentro il mare. 


Irene di San Sebastiano
Pochi gradini e si è accolti dal sorriso di Irene di San Sebastiano, la proprietaria. Una signora: autentica. "Capo Nord è stato la realizzazione di un sogno". E non è difficile crederci. Una trentina di lettini, poco meno di dieci tavoli, una cucina essenziale: dove tutto è cucinato al momento. Irene ci accompagna al nostro posto, il tempo di toglierci gli abiti da città e di indossare il costume da bagno: ed è subito un tuffo. L'acqua frizzante del settembre ligure ci accoglie con la sua limpidezza: è bello fare quattro bracciate in questo paradiso, ad un centinaio di metri dalla baia di Paraggi. Dopo la nuotata, una doccia di acqua dolce, un cambio di costume siamo pronti per gustare le prelibatezze dei due cuochi di Irene: due ragazzotti, uno italianissimo ed uno giapponese. Perché la cucina di Capo Nord offre anche i più fantastici California Rolls che si possano gustare in Italia! Iniziamo con un croccante di acciughe ed i rolls. Poi delle reginelle con capesante e vongole ed un piccolo assaggio di troffie al pesto. 

La terrazza di Capo Nord

Finiamo con un'orata alla ligure, il tutto accompagnato da una bottiglia di pigato proveniente da colture biologiche. Irene ci coccola, sempre disponibile e sorridente.
Si ritorna al lettino per l'ultimo sole di oggi aspettando il momento per un altro tuffo.
La giornata sta per finire. Sarebbe carino fermarsi anche a pranzo quando, complice il buio della notte, Capo Nord si trasforma in un elegantissimo ristorante illuminato soltanto da candele bianche.
Grazie Irene! A presto!!!

mercoledì 4 settembre 2013

A Boccadasse con Gino Paoli e Fabrizio de Andrè



Strambata, a Boccadasse
Arrivare a Boccadasse al tramonto è qualcosa di toccante: e viene subito in mente la gatta della canzone di Gino Paoli, che qui visse alcuni anni in Salita Santa Chiara. Genova, La Superba, riesce a stupire in questi angoli in riva al mare: e vale la pena farci quattro passi, durante la settimana, per godersi il caldo sole di fine giornata e scoprire la movida locale. L'aperitivo lo si prende al bar La Strambata. Ambiente finto trasandato, ci passano tutti i pargoli della Genova dorata: giovani avvocati, uomini del finance locale, donne che lavorano nelle società di consulenza. E studenti universitari, naturalmente. I figli Gambaro, Spinola, Doria, Ravano, De Ferrari, Costa... si danno appuntamento dalle 7 di ogni sera per bere uno spritz o un paio di birrette. Scarpe da barca, bermuda e camicia azzurra, o polo recuperata a qualche regata velica, gli uni, tacco 12, tubino scuro e borsa Vuitton le altre. 

Il Dindi
Dopo l'aperitivo si fa un boccone nei ristoranti che si affacciano su piazza Nettuno. La posizione migliore è quella del Dindi, con i tavolini che lambiscono il mare. Il cibo non è il massimo, anzi: però la frittura di totani e gamberi è quasi accettabile ed i vini proposti quasi bevibili. Conto sui 50 euro. Esattamente sul lato opposto si apre la veranda del Creuza de Ma, nome che evoca Fabrizio de Andrè che a Boccadasse veniva sovente. Qui il discorso cambia: il cibo è ottimo ed i vini sopraffini. Si mangiano ottimi calamari arrostiti con mentuccia, ravioli di dentice con cipollotti, speck e vongole e per la carne fantastici tournedos al vino rosso. Per quanto riguarda i vini nutrita serie di champagne e bianchi biodinamici. Conto sui 60 euro.



Ristorante Capo Santa Chiara
Poco oltre trova posto il locale più suggestivo, il Capo Santa Chiara, proprio "dentro" il mare! Si inizia con con un branzino in fiori di zucchine, purea di favette e chips di patate viola per proseguire con calamaretti gratinati alle erbe e spuma di patate al limone candito passando per delle milanesine di capesante con germogli di campo e pomodoro candito e asparagi. E via discorrendo. La cantina spazia in tutta Italia con un occhio di riguardo alla produzione ligure, dalla bianchetta genovese di Pino Gino al rossese di Dolceacqua di Anfossi. Conto sugli 80 euro.

Gelateria Amedeo
E per finire un buon gelato. Non sarà come quello del Balilla o di Profumo ma l'Antica Gelateria Amedeo serve un prodotto gustoso: da assaggiare la "panera" ovvero un semifreddo al caffè.
Oramai è quasi mezzanotte e Boccadasse si sta svuotando. Le ragazze hanno abbandonato i tacchi 12 sui sassi della spiaggia, il trucco un po' pesante si è lasciato andare, come in una canzone di de Andrè. Il maestrale si fa sentire lasciando su piazza Nettuno un sapore di sale. In fondo è il sapore del mare, il sapore di Genova.
Il nostri giro finisce qua: ci vediamo domani sera alla Strambata?

Pronti a domattina?

Cari amici, fra qualche ora Morning Coat ospiterà un pezzo su una delle più belle città d'Italia: Genova. Siete pronti?

martedì 3 settembre 2013

Voglio un gelato, subito

Balilla, Genova
L'estate sta finendo, cantavano i Righeira. Ma un buon gelato fa sempre piacere. Un cono di gelato può essere un pasto veloce e sano, se prodotto in modo adeguato. A Genova il migliore è quello di Balilla, in via Giuseppe Macaggi. Il Balilla nasce nel 1934: dopo ottanta anni ed un recente cambio di proprietà rimane l'indirizzo migliore per gustare un ottimo gelato nella città della Lanterna. Deliziosa la crema al marrone, eccezionali le torte ed i semifreddi. A Torino la tappa è Fiorio in via Po. Fiorio è il gianduia, una crema a base di cioccolato, ed il pistacchio. Sempre nella capitale sabauda vale la pena passare da Testa, in Corso Re Umberto nel quartiere Crocetta. Nata come latteria oggi riesce ancora a far convivere gelateria e piccola rivendita di alimentari. Da provare la crema chantilly e la panna montata. 

Fiorio, Torino
A Roma gelato vuol dire Gori a due passi da Montesacro: qui si va per la crema al limone con le fragole di bosco e per quella di grano saraceno e mirtilli. A Milano non si deve perdere Il Gelato Giusto, in via San Gregorio. Tutto è fatto con le materie prime migliori, dal pistacchio di Bronte al cioccolato Domori, dalle noci di Sorrento alla nocciola gentile della Langa. Da assaggiare assolutamente il sorbetto al cioccolato, veramente unico: non contiene  panna e latte ma esclusivamente burro di cacao.
Gelatorino, Londra
E a Londra? 
Due gli indirizzi. Il primo è Gelatorino, a Covent Garden. Qui le creme sono tutte delicatissime ed il fiordi latte è veramente ottimo. Il secondo è Danieli, a Richmond. Danieli vale il viaggio: spesso chi sta a Londra va nel Surrey solamente per visitare il parco e fotografare i cervi. Passate da Danieli invece: e assaggerete una crema di vaniglia che difficilmente troverete uguale in Italia!