Esistono dei posti, in questo caso un ristorante o una trattoria, che ti entrano nel cuore: magari perché ci si andava da piccoli, con i propri genitori, durante il viaggio per raggiungere la casa di vacanze. Oppure, una volta cresciuti, perché li si frequentava con la fidanzatina, o il fidanzatino.
Io mi ricordo il Ristorante dell'hotel Serenella, a Santa Maria Maggiore, o a Malesco, che oggi ha cambiato nome o non esiste più. A Santa Maria Maggiore c'era la casa di vacanze del Collegio Rosmini di Stresa, dove io ero interno durante le scuole medie.
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Santuario della Madonna del Sangue ri Re |
E in quella casa vacanze della Val Vigezzo ci passavo due settimane a fare camminate: e a fare i compiti estivi. Al ristorante del Serenella ci andavo con i miei genitori e le mie sorelle la domenica del rientro: a colazione si andava lì. Ed ancora oggi ricordo il profumo di quella semplicissima pasta al pomodoro e basilico! Una pasta unica che non ho mai più ritrovato altrove. Un mito, forse. Un sogno: può essere. Ma qualche tempo fa a casa di babbo e mamma mi venne da chiedere "vi ricordate la pasta al pomodoro del Serenella?" ed il viso di mia madre s'illuminò! Anche lei, mi disse, ogni tanto pensava a quel sugo, semplice, profumato, denso. A quella pasta stupendamente al dente...
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Pasta al pomodoro |
E sempre a proposito di cibo un altro ricordo è quello del Girarrosto, un ristorante dalle parti di Induno Olona. Ci andavo spesso la domenica a pranzo, diretto a Lugano, per l'esattezza a Sorengo, dove avevo proseguito gli studi in un collegio laico. A scuola si andava dal lunedì al venerdì: fine settimana a casa, per cui si rientrava in Svizzera la domenica prima di mezzanotte. Spesso mio padre mi riaccompagnava la domenica pomeriggio, da Milano dove si abitava. E ci si fermava in questo ristorante verso le sette di sera, oramai già buio. Io non avevo l'abitudine di mangiare fuori con i miei: e ancora meno con mio padre. Era un momento di intimità molto particolare: l'unico momento in cui potevo chiacchierare con il mio papà. Ancora mi ricordo le luci soffuse e l'eleganza di un ristorante di paese. Il cibo era buono, soprattutto l'arrosto con le patate al forno, ben agliate. Per me era una vera festa: ed anche per il babbo. Mamma non amava, e continua a non amare, l'aglio. Sono passati trent'anni ma mi sembra di essere lì adesso: con la forchetta ad alzare quella mitica patata al forno.
Ma questa è poesia! Fa venire le lacrime...
RispondiEliminaRose
Fantastico! Emozionante!
RispondiEliminaAlexandra
Le patate all'aglio???? Slurpppppp!
RispondiEliminaCamilla
Bellissime parole! Anche io ho avuto un'esperienza simile durante gli anni in collegio.
RispondiEliminaGiuseppe '62
Bellissime parole. Bravi.
RispondiEliminaEmanuela
Questo racconto è poesia pura!
RispondiEliminaNiccolò
Che bei ricordi.
RispondiEliminaLivia
Per non parlare dei ricordi di un piatto semplice - una pasta, una zuppa, una targa - ma "come li faceva la mamma (o la nonna)" con cui siamo cresciuti.
RispondiEliminaI ricordi hanno un sapore.
Questo
S
Anche io Rosmini!
RispondiEliminaL.P.P.
Alzarsi la mattina e leggere queste parole è come ritornare adolescenti!
RispondiEliminaFrancesco
Sapete che il Girarrosto me lo ricordo pure io?
RispondiEliminaAlberto, Varese
Poesia pura!
RispondiEliminaGiulia
Ho le lacrime agli occhi.
RispondiEliminaLucrezia